Zanchetti, Silvio - Ave Maria
for SATB choir a cappella
Composer: Silvio Zanchetti (*1923-?) Aliases, aka: Country of origin / activity: | ||
Text author: traditional | ||
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Ho conosciuto e frequentato Silvio Zanchetti relativamente tardi, ma già nel dicembre del 1952 ero in sala quando nel corso di un concerto sinfonico-vocale diretto deI M° Ino Savini venne eseguita la sua giovanile composizione per orchestra Pulcinella in Risciò: esecuzione che costituì il debutto di Zanchetti davanti ai suoi concittadini. Più tardi (1956) sono stato fra gli ascoltatori di una sua Sonata per violoncello e pianoforte presso la sala del vecchio Circolo Cittadino e infine (estate 1965), alla Corte Malatestiana, fra il pubblico accorso ad ascoltare il noto 'Trio Ceccarossi' che, dopo musiche cameristiche di Mozart, Boccherini, Cavalli, Schubert, Donizetti e Margola, fece ascoltare in prima esecuzione assoluta il suo Trío per corno, violoncello e pianoforte: un "Trio - come fu scritto - caratterizzato da tre temi seriali (uno per tempo) che, attraverso elaborazioni contrappuntistiche, liberamente si svolgono creando contrasti ritmici e melodici". "Il successo concludeva il cronista - è stato cordiale, nonostante la difficoltà per valutare e apprezzare pienamente una composizione dodecafonica che è un genere di musica del tutto sconosciuta al pubblico fanese" Si trattava, dunque, di musica dodecafonica; una musica che Siivio aveva prodotto neI clima dominante delle avanguardie musicali del tempo, quasi un esperimento, una sfida con se stesso per far tacere la sua piú autentica vocazione di musicista tonale, allievo del M° Piero Giorgi, presso il Conservatorio 'Rossini' di Pesaro diretto aI tempo deI suo diploma (1954) dal M° Franco Alfano. Resta il fatto che fra i tanti concittadini perplessi, sorpresi e perfino sconcertati, non mancò un presuntuoso quanto ingeneroso anonimo che il giorno dopo si premurò di inviare aI compositore una lettera alquanto insolente che lo lasciò profondamente turbato e sconvolto al punto di fare un falò della sua musica (non tutta fortunatamente) e di impedire per anni alla propria innata vocazione di servirsi del pentagramma per tracciarvi nuove note e nuove melodie. "Tra cotanto senno - aveva lasciato scritto in un momento di sconforto - sono "nulla": tutti mi sovrastano almeno di un volo d'aquila. Da parte mia, solo il desiderio di sentire i miei rozzi fantasmi" Eppure Silvio Zanchetti era nato "musicista", così come aveva dichiarato senza alcuna esitazione il famoso grafologo P. Girolamo Moretti dopo aver posto l'occhio su un suo scritto presentatogli da Fabio Tombari: quel Tombari che in Zanchetti ha sempre creduto, aiutandolo e sostenendolo nei momenti del bisogno, arrivando a dedicargli anche un proprio breve componimento poetico intitolato 'Scoglio', poi musicato da Zanchetti in forma di coro a voci dispari. E in Zanchetti "musicista" ha sempre creduto, l'amico prof. Ernesto Cipollone che delle sue composizioni conserva in quel di Perugia un vero e proprio archivio, periodicamente aggiornato fino a questi ultimi anni. Grande stima e considerazione per Zanchetti ha infine (1992) dimostrato anche il musicologo Luca Ferretti, riunendo e ordinando cronologicamente oltre cento sue composizioni manoscritte presso la Biblioteca Federiciana e dedicandogli un prezioso quanto rigoroso quaderno di studi a cui si rimanda per eventuali approfondimenti. Fra composizioni per orchestra, cameristiche, pianistiche, vocali e corali,il catalogo oggi completo delle musiche lasciate da Silvio Zanchetti supera i duecento titoli, fra i quali primeggiano i molti brani polifonici (Pater Noster, De Profundis, Ave Maria, Laudate Dominum, Requiem, Crucifixus, O quam amabilis, Magnificat, Agnus Dei, Laudate pueri, Ave maris stella, ecc.), inizialmente nati su invito dei componenti il Coro Polifonico Malatestiano, in particolare gli amici Giuseppe Romano e Paolo Petrucci, cui va il merito di aver convinto Silvio a rimettere le mani sul pentagramma, a partire dal 1977, ricavandone riconoscimenti, esecuzioni e premi a livello internazionale. Manca solo in tale catalogo l'opera lirica: un genere particolarmente amato da Zanchetti; il sogno di chi, affascinato dal noto dramma Port Royal di Henry de Montherlant, avrebbe voluto rivestirlo di note, ma senza purtroppo riuscire a trovare chi gli approntasse il necessario libretto dopo la rinuncia dell'amico Luciano Anselmi. Un'impresa ritentata anche in anni recenti quando Zanchetti è stato attratto dal vecchio dramma La baronessa di Carini, già musicato da Giuseppe Mulè: opera di cui ha finito per comporre il solo preludio orchestrale, prima di dedicarsi alla lauda drammatica per solisti coro e orchestra Il pianto della Madonna, servendosi in quest'ultima occasione deil'antico splendido testo poetico di Jacopone da Todi. Una composizione, quest'ultima, la cui prima esecuzione, tenuta al Teatro della Fortuna nell'autunno dell'anno 2000, aveva lasciato insoddisfatto e deluso Zanchetti per la fretta con cui era stata allestita. Della cosa se ne era personalmente lamentato con me, come pure 'per l'insoddisfacente pubblicità e, di conseguenza, per la ridotta partecipazione di pubblico. Uomo schivo, di animo semplice e talvolta ombroso, Zanchetti credeva fermamente nel suo ruolo di compositore, ma non conosceva (o piuttosto rifiutava) le strade per accedere alle stanze del potere: quelle stanze da cui si sentiva escluso e che, comunque, non amava frequentare. Preferiva starsene chiuso fra le mura del suo studio, con il suo pianoforte e la sua raccolta di dischi e registrazioni. Talvolta invitando i suoi migliori amici ad ascoltare con lui le musiche e i cantanti Iirici prediletti. Fuori di casa, al bar, discuteva animatamente, soprattutto di musica e di compositori. Aveva le sue idee e non amava il contraddittorio. Chi lo conosceva sapeva cosa dire per non angustiarlo e per renderlo feiice: chiedergli, ad esempio, delie sue affermazioni come polifonista o della sua fuga per quartetto d'archi che aveva dedicato ai giovani amici del Quartetto Malatesta o di quell'Ad horam nonam per voce recitante e coro a voci miste che per la scelta e adattamento dei versetti, ricavati dall'Apocalisse, aveva visto la mia collaborazione. Ora che Silvio Zanchetti non è piú tra noi, ci restano le sue musiche per onorarne e mantenerne a lungo viva la memoria. Franco Battistelli I have known and frequented Silvio Zanchetti late relatively, but already in December 1952 I was in the music hall when, during a vocal-symphonic concert conducted by M. Ino Savini, was performed his youthful composition for orchestra Pulcinella in Risciò: performance that was the Zanchetti’s debut in front of his fellow citizens. Later (1956) I was among the listeners of one of his Sonata for cello and piano in the hall of the old City Circle and at last (summer 1965), in the Corte Malatestiana, among the public came to listen the notorious ‘Trio Ceccarossi’ that, after Mozart, Boccherini, Cavalli, Schubert, Donizetti and Margola chamber music, performed in first absolute execution the Trío for horn, cello and piano by Zanchetti: a Trio – as someone has written - characterised by three serial themes (one for time) that, through counterpoint elaborations, are freely developing creating rhythmic and melodic contrasts. "The Success - the reporter concluded - has been cordial, despite the difficulty to appraise and to appreciate fully a dodecaphonic composition that is a kind of music totally unknown to the public of Fano." It was, therefore, dodecaphonic music; a music that Siivio had produced in the musical avan-garde dominant climate at that time, almost an experiment, a challenge with himself to make his authentic vocation of tonal musician kept silent, M° Piero Giorgi’s student, at the 'Rossini' Pesaro Conservatory directed, at the time of his diploma (1954) by M° Franco Alfano. It stays the fact that between the so many perplexed fellow citizens, amazed and even puzzled, a conceited person didn't miss how much ungenerous anonymous that the day after him premurò to send composer rather to aI an insolent letter that he left it deeply disturbed and upset to the point to make a bonfire of his music (not all fortunately) and to prevent for years to the proper innate vocation to use some stave to trace new notes and new melodies to you. Between cotanto sense - you/he/she had left writing in a moment of discouragement - I am void: all overhangs me at least of a flight of eagle. On my behalf, only the desire to feel my rough ghosts Yet Silvio Zanchetti had been born musician, as you/he/she had declared without some hesitation the famous graphologist P. Girolamo Moretti after having set the eye on one writing of his presentatogli from Fabio Tombari: that Tombaris that in Zanchetti you/he/she has always believed, helping it and sustaining it in the moments of the need, arriving to also devote a really brief entitled poetic composition to him ' Rock-cliff ', then musicato from Zanchetti in form of choir to odd voices. It is in Zanchetti musician you/he/she has always believed, the friend prof. Ernesto Cipollone that of his compositions it preserves of Perugia in that a real file, periodically adjourned up to these last years. Big respect and consideration for Zanchetti it has finally (1992) also shown Luca Ferretti to the musicologo, gathering and ordering chronologically over one hundred compositions of his manoscritte near the Library Federiciana and devoting a jewel to him how much rigorous notebook of studies to which he postpones for possible deepenings. Between compositions for orchestra, cameristiche, pianistiche, vocal and corali,il I catalog today complete of the music left by Silvio Zanchetti it overcomes the two hundred titles, between which the many polyphonic passages excel (Pater Noster, De Profundis, Ave Maria, Laudate Dominum, Requiem, Crucifixus Or quam amabilis, Magnificat, Agnus Di the, Laudate pueri, Ave maris adorns with stars, etc.), initially native on invitation of the components the Choir Polyphonic Malatestiano, particularly the friends Joseph Romano and Paul Petrucci, which the worth goes to have convinced Silvio to put again the hands on the stave, beginning from 1977, drawing some recognitions, executions and prizes to international level. There was room for in such catalog only the lyric work: a particularly beloved kind from Zanchetti; the dream of whom, fascinated from the known play Port Royal of Henry de Montherlant, you/he/she would have liked to dress again it of notes, but without unfortunately succeeding in finding who him the necessary book after the renouncement of the friend Luciano Anselmi. An enterprise retried also in recent years when Zanchetti has been attracted from the old play you baroness of Nice, already musicato from Joseph Mulè: work of which has ended up composing the orchestral prelude only, before devoting to the dramatic lauda for soloist choir and orchestra The weeping of the Lady, serving him in this last occasion deil'antico splendid poetic text of Jacopone from Todi. A composition, this last, whose first execution, estate to the Theater of the Fortune in the autumn of the year 2000, had left dissatisfied and disappointed Zanchetti for the hurry with which had been prepared. Of the thing if you/he/she was mourned personally with me of it, as also ' for the unsatisfactory publicity and, accordingly, for reduces share of public to it. Bashful man, of simple mind and sometimes shady, Zanchetti believed in his role of composer firmly, but it didn't know (or rather it refused) the roads to enter to the rooms of power: those rooms from which it was felt excluded and that, however it didn't love to frequent. She/he preferred to be him of it closed between the boundaries of his study, with his piano and his harvest of disks and recordings. Sometimes inviting his good friends to listen with him the music and the singers had a preference for Iirici. It discussed animately out of house to the cafe, above all of music and of composers. It had his ideas and it didn't love the contradictory one. Who knew it she/he knew what to say for not afflicting him and to make it feiice: to ask him, for instance, delie his affirmations as polifonista or of his escape for quartet of arcs that had devoted friends of the Quartet to the young people Malatesta or of that to horam nonam for voice recitante and choir to mixed voices that for the choice and adaptation of the verses, drawn by the apocalypse, you/he/she had seen my collaboration. Now that Silvio Zanchetti is not more between us they stay there his music to honor some and maintaining the memory for a long time of it lives. Franco Battistelli La musica di Silvio Zanchetti " ……nel caso che……me lo dedicherete alla memoria…." Queste parole con velo ironico, e profetico, me le disse un giorno Silvio Zanchetti, quando finimmo di parlare del progetto del concerto a lui dedicato. Purtroppo questo è quello che avvenne veramente, e questa serata ne è la riprova. Come sempre avrei voluto sentire il suo commento dopo il concerto, ma ora è così e dovremo solo, tutti, fare del nostro meglio per onorare nella memoria la sua musica. Qualcuno disse: "quello che la vita toglie, la musica restituisce", e a proposito di questa "restituzione" voglio dire qui solo pochi cenni su alcune sue musiche. Negli anni settanta con il Coro Polifonico Malatestiano inserimmo in programma il primo brano composto per coro da Silvio Zanchetti, si intitolava "Lamentazione per sole voci". Un brano di per sé struggente, caratterizzato da un ritmo sincopato come a voler significare continui singhiozzi di pianto. Una linea melodica sempre tesa e crescente, culminante con un rassegnato "assolo". Da allora conobbi tanti altri lavori del Maestro Zanchetti apprezzandone la copiosa produzione corale e la vastità dei generi che spaziano dalla musica da camera a quella sinfonica. Il quartetto per archi in programma, fu appositamente composto e dedicato al "Quartetto Malatesta" e quando la pianista Franca Moschini, tra gli esecutori di questa sera, conobbe il Maestro, ne scaturì ovviamente anche il quintetto che chiude la prima parte del programma. Nella seconda parte del concerto vengono eseguiti, con formazione di coro a cappella, il brano polifonico sacro ‘O quam amabilis’ e il pezzo profano ‘Con gli angioli’, su testo di Giovanni Pascoli. Il primo brano è un mottetto. Il mottetto non è prerogativa della polifonia antica, ma un genere in cui si sono esercitati i musicisti di ogni epoca. Qui Zanchetti ci consegna una bella prova di moderna polifonia, le cui ascendenze sono pur sempre individuabili nei forti legami che il compositore mostra di avere con i classici, consapevole che quel filo non può essere reciso. Il mottetto inneggia alla Vergine: "Quanto sei amabile o benefica Madre, o Vergine Maria, gioia del cuore e conforto della mente". Il testo del secondo brano, di Giovanni Pascoli, descrive una giovane fanciulla intenta a cucirsi il proprio abito da sposa in primavera, quando la natura è in fiore, sognando "bocci di stelle…". Il discorsivo della musica si alterna e si adagia sui rispettivi accordi prolungati come contemplazione dell’immagine che il testo suggerisce. Questi due brani li abbiamo eseguiti recentemente a Kiev con il Coro Polifonico Malatestiano, trovando in quella particolare serata di grazia una favorevole e commovente impressione del pubblico presente. Gli altri brani di genere sacro ‘Ave Maria’, ‘Pater noster’ e ‘Laudate pueri’, qui nella versione per coro e orchestra, sono stati eseguiti a cappella anche da altri cori italiani e stranieri, ma in questa versione orchestrata solo dal Coro Polifonico Malatestiano, perché è stato chi scrive a richiedere personalmente al Maestro l’elaborazione orchestrale in occasione di una trasferta in Francia. Il Maestro, dapprima titubante, ne rimase molto positivamente persuaso subito dopo un primo ascolto in sede di prova. Il primo, l’ ‘Ave Maria’, dopo l’accordo invocante si muove con carattere semplice e affettuoso. Nel ‘Pater noster’ l’ispirazione è quella di stile gregoriano con un supporto iniziale di basso profondo che raggiunge, nonostante la lunghezza del testo, un’ intensa tenuta emotiva. Direi che Zanchetti ha trovato qui un lampo di grande abilità compositiva, da gran maestro. Il ‘Laudate pueri’, brano luminoso e spettacolare, mette a dura prova le corde vocali soprattutto verso la fine, quando nei ripetuti ritornelli il coro deve tenere teso l’impatto emotivo su una tessitura vocale alta. In alternanza ai brani sopra citati vengono eseguiti in prima assoluta le composizioni per sola orchestra: ‘Risciò’, ‘Dialoghi’ e ‘Capriccio Sinfonico’. ‘Risciò’, come dal titolo, è un pezzo leggero e amabilmente spensierato. ‘Dialoghi’, come appare dai primi segnali introduttivi dei timpani e gran cassa, culminanti in una sorta di imperiosa richiesta da parte di tutta l’orchestra, ci fa immergere subito nell’ intero discorso dialogato con fraseggi che a volte uniscono, all’unisono, clarinetti e viole, oppure oboi e violini, fino a chiudersi in un esausto "morendo". Nel ‘Capriccio Sinfonico’, dopo l’adagio iniziale segue l’allegro, e come il titolo ci dice si tratta proprio di una composizione vivace, con carattere puntiglioso, a volte ostinato, che mette a dura prova, in certe situazioni, la capacità di mostrare l’abilità e la bravura dell’orchestra intera. Ci sarebbe ancora molto da dire ma rimandiamo il tutto ad altra sede. Concludo dicendo che sono onorato di poter partecipare in qualità di direttore a questa serata dedicata a Silvio Zanchetti, ricordandolo anche con uno scritto che gli dedicò Luciano Anselmi in occasione del settantesimo compleanno: "La musica ha l’astrazione sublime di ciò che non c’è in natura, ma che fa grande l’uomo. E nell’etere resta anche quando il concerto è finito". Silvio Zanchetti’s music |